Minori senza dimora: cosa sappiamo e cosa vogliamo sapere

Di Lucia Fiorillo, Osservatorio fio.PSD

Nel nostro paese i dati ufficiali indicano con chiarezza che la povertà si sta allargando e che i minori rappresentano la fascia più colpita dalla povertà assoluta: nel 2023 su 5,7 milioni di persone in povertà assoluta, 1,3 milioni sono minorenni. A destare particolare preoccupazione vi è il fatto che lo stato di deprivazione scontato dai minori non si esaurisce nella dimensione materiale, ma sfocia anche in quella educativa, dello stato di salute e talvolta anche nella dimensione abitativa.

Ma fino a che punto si estende la povertà e il disagio sociale e abitativo dei minori in Italia? E’ possibile che anche i minori oggi rischiano di essere senza dimora, affacciandosi alla soglia di un fenomeno che tipicamente riguarda gli adulti?

A livello europeo si osserva una crescente attenzione per il fenomeno dei minori senza dimora. Alcune rilevazioni statistiche nazionali, ad esempio in Belgio, indicano chiaramente che sempre più bambini, bambine ed adolescenti si trovano in una condizione di grave disagio e esclusione abitativa. Alla luce di queste evidenze FEANTSA, la federazione europea degli organismi per le persone senza dimora, sta svolgendo alcune ricerche esplorative per sondare l’estensione e la caratterizzazione del fenomeno nei diversi paesi europei.

A livello nazionale gli unici dati disponibili sono quelli del Censimento permanente sulle “popolazioni difficili da raggiungere” dell’Istat, che tuttavia vanno considerati con le dovute cautele. Nel 2021, secondo l’Istituto di Statistica Nazionale, i minori senza tetto e senza fissa dimora sarebbero quasi 13mila minori, rappresentati per il 38% da minori stranieri e concentrati in larga parte nelle prime tre grandi città di Roma, Milano e Napoli. Le cautele suggerite nella lettura dei dati derivano dal fatto che il Censimento Istat adotta una prospettiva di tipo giuridico-amministrativa, ovvero rileva la fetta di popolazione che risulta essere iscritta all’anagrafe presso un indirizzo di residenza fittizio (senza tetto) e coloro che, pur non avendo un luogo di dimora abituale, eleggono il proprio domicilio presso il Comune dove dimorano abitualmente (senza fissa dimora). Di fatto quest’approccio non permette di distinguere fra coloro che semplicemente non hanno un domicilio stabile (figli di giostrai o venditori ambulanti, minori i cui genitori ricorrono all’istituto della residenza fittizia per motivi fiscali, ecc.), da coloro che effettivamente vivono una condizione di grave deprivazione sociale e abitativa.

Nel tentativo di approfondire questa rilevante questione, fio.PSD, la federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora, si sta interrogando sul fenomeno della homelessness minorile, nelle sue diverse declinazioni. Da una parte infatti vi sono evidenze che in città come Roma, Milano e Trieste vi sono minori senza tetto, ovvero minori che vivono in strada, senza riparo di alcun genere e che dormono in modo approssimativo. Dall’altra registriamo segnalazioni di minori che sperimentano diverse forme di disagio abitativo come la condizione di vivere in sistemazione sovraffollate, precarie o rischio sfratto.

Alla luce di questo scenario, attraverso un dialogo con i propri associati (enti pubblici e privati che lavorano con le persone senza dimora) fio.PSD intende esplorare le dinamiche e i fattori che caratterizzano questo fenomeno emergente. Chi sono oggi i minori senza dimora in Italia? Sono soli o accompagnati da parenti o familiari? Si tratta di minori italiani o stranieri? Quali le cause principali che hanno determinato tale condizione? La risposta a questi quesiti sarà significativa per gettare luce su un fenomeno sociale ancora troppo poco investigato.

 

 

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