Un nuovo sistema per aiutare i senzatetto
Una vecchia base militare del Colorado è stata riconvertita in una comunità che aiuta le persone a reinserirsi offrendo una casa e molta libertà
L’ultimo numero della rivista Pacific Standard ha dedicato molto spazio alla vita dei senzatetto – che nel 2015, negli Stati Uniti, erano più di 560mila – e ai diversi programmi con cui i singoli stati americani cercano di aiutarli: la maggior parte di loro ha problemi di alcolismo o di dipendenza da droghe e due su tre dormono spesso nei ricoveri, che dagli anni Ottanta a oggi sono passati da 100mila a più di 830mila posti letto. In particolare un articolo del giornalista Will McGrath racconta come funziona un nuovo tipo di struttura sperimentale che aiuta i senzatetto a disintossicarsi e a ricostruirsi una vita stabile e sicura: la comunità residenziale di sostegno di Fort Lyon, vicino a Las Animas, in Colorado. È una specie di città a parte in cui ogni ospite riceve un alloggio privato, l’accesso a spazi comuni per attività produttive e ricreative, e assistenza psicologica. La particolarità di Fort Lyon, rispetto ad altri centri di riabilitazione simili, è che non vincola la concessione di un alloggio a determinati risultati che i senzatetto devono raggiungere, ma lo distribuisce a priori lasciando molta autonomia, compresa la possibilità di andarsene in qualsiasi momento. Inoltre la permanenza può durare fino a tre anni, quando normalmente i programmi di disintossicazione e riabilitazione vanno da uno a tre mesi. Prima di diventare una struttura per senzatetto, dall’Ottocento a oggi Fort Lyon ha ospitato una base militare (ci stava la guarnigione di soldati responsabile del massacro del fiume Sand Creek), un sanatorio per malati di tubercolosi, un ospedale neuropsichiatrico per veterani e, fino al 2001, una prigione di minima sicurezza. Nel 2013 il governatore del Colorado John Hickenlooper lo trasformò in un centro di riabilitazione per tossicodipendenti senza fissa dimora; all’epoca mantenere la struttura dell’ex prigione costava allo stato 150mila dollari (più di 140mila euro) al mese. Inizialmente molti erano contrari all’idea, ma nei primi anni di apertura il centro ebbe risultati molto buoni: ospitò più di 800 senzatetto del Colorado con una percentuale di abbandono del 38 per cento, molto più bassa della media dei programmi di riabilitazione negli Stati Uniti. Gran parte delle persone che ha vissuto o vive a Fort Lyon sono uomini (80 per cento) e hanno più di 45 anni (70 per cento). Circa 200 persone passate dal centro si sono poi stabilite in alloggi sparsi nel Colorado: la maggior parte in residenze messe statali e circa il 15 per cento in case in affitto dopo aver trovato un impiego stabile. Il successo di Fort Lyon ha spinto le amministrazioni di altri stati americani – Illinois, Georgia e Nebraska – a valutare se replicarne il modello. Negli ultimi dieci anni il modello prevalente nella riabilitazione dei senzatetto è il cosiddetto Housing First (cioè Prima la casa): prevede la concessione di un alloggio permanente nella convinzione che il primo ostacolo al reinserimento nella società sia proprio la mancanza di una casa. In Italia, a differenza degli Stati Uniti, il modello Housing First è una novità. Esiste in via sperimentale dal 2014, quando la Federazione italiana organismi per i senza dimora ha fondato una rete con enti di vari comuni che mettono in piedi progetti di questo tipo. Nei prossimi due anni l’obiettivo è coinvolgere in questi progetti circa 5.000 persone, dalle attuali 500. In Italia, secondo le ultime stime dell’Istat che risalgono alla fine del 2014, ci sono più di 50mila persone che utilizzano i servizi di mensa o di accoglienza notturna nei 158 più grandi comuni italiani. Secondo alcuni esperti però la strategia dello Housing First non funziona sempre ma soltanto con chi non ha dipendenze o è già impegnato in un percorso di disintossicazione. Molti sostenitori dello Housing First non vedono di buon occhio un posto come Fort Lyon, che considerano retrogrado e controproducente dato che ospita le persone in una località isolata dal resto della società nel lungo periodo di tre anni, col rischio di marginalizzarle ulteriormente anziché aiutarle a reintegrarsi. Fort Lyon vuole invece proporsi come modello proprio per le situazioni in cui lo Housing First potrebbe non funzionare. Il direttore e cofondatore del centro James Ginsburg ha spiegato a McGrath che è stato costruito in modo che «fossero i bisogni delle persone a guidare la struttura del programma invece di costringerle ad adattarsi a un modello esistente». Inoltre la più grande difficoltà per chi lavora a Fort Lyon è guadagnarsi la fiducia delle persone che vengono a chiedere aiuto, anche perché di solito nei programmi di riabilitazione viene detto loro cosa devono fare, anziché chiesto di cosa hanno bisogno. Nei primi tre giorni chi arriva a Fort Lyon deve frequentare delle lezioni sul consumo di droghe e alcol e lavorare con un consulente per pianificare la propria riabilitazione. Passato il primo mese, l’unico obbligo resta partecipare alle riunioni della comunità che avvengono tre mattine a settimana. Per il resto del tempo c’è totale autonomia: si può fare sport, passeggiare nel parco di Fort Lyon, dormire per venti ore di seguito, frequentare i corsi universitari offerti dall’Otero Junior College e ancora altre attività. C’è chi frequenta i gruppi degli alcolisti anonimi, chi trova altri sistemi per affrontare la disintossicazione, anche creando nuovi gruppi: a Fort Lyon ognuno è lasciato libero di cercare la strada più adatta a sé mentre riceve il sostegno del personale e degli altri abitanti. Nel centro ci sono 14 diversi gruppi di aiuto, che si incontrano regolarmente: sono tutti stati fondati e organizzati dai residenti e non dal personale del centro. Oltre ai gruppi di sostegno auto-organizzati, molte persone che vivono a Fort Lyon occupano il tempo in attività creative e artigianali. Un uomo fa il barbiere nel proprio alloggio, un altro costruisce biciclette usando materiale riciclato, un altro ancora ha ripreso a costruire mobili come faceva prima di diventare alcolista, uno realizza caleidoscopi. Quando i responsabili della comunità si sono accorti che i residenti barattavano tra loro gli oggetti di artigianato che producevano, hanno aperto una bottega a Las Animas per venderli all’esterno di Fort Lyon. Nella stagione turistica del 2015 il negozio, battezzato Market on 6th, ha ricavato circa 4.000 dollari dalla vendita di oggetti prodotti dalla comunità: una piccola percentuale dei ricavi è servita per coprire le spese, ma la maggior parte è andata a chi aveva realizzato i prodotti. Nel tempo il negozio è diventato un punto di riferimento anche per gli abitanti della zona, che portano i loro mobili da restaurare o oggetti creati da loro, mentre è nata l’idea di ospitare nel retro le riunioni degli alcolisti anonimi e altri eventi aperti a tutti. Il senso di Market on 6th non è solo far guadagnare qualcosa alle persone di Fort Lyon, ma offrire una possibilità di sentirsi utili e meno isolati dal resto della società. Nonostante il suo successo, il futuro di Fort Lyon è incerto, scrive McGrath, perché il budget del centro dipende dai finanziamenti pubblici e quindi dalle opinioni dei politici eletti: nel 2015 per esempio i fondi sono stati tagliati e 17 persone sono state licenziate. Tuttavia Fort Lyon non è un centro costoso. In uno studio del 2002 Dennis Culhane, un ricercatore di scienze sociali esperto dei costi che la società affronta per i senzatetto, ha calcolato che ogni senzatetto con gravi disturbi mentali costa alla città di New York 40mila dollari (38mila euro) all’anno. Secondo Philip Mangano, direttore dell’agenzia governativa americana per le persone senza fissa dimora durante la presidenza Bush, per la società americana il costo medio di un senzatetto va dai 35mila ai 150mila dollari (dai 33mila ai 142mila euro) l’anno. Infine in Colorado la spesa media annuale in misure come detenzione, azioni di polizia, servizio dei tribunali, disintossicazione e assistenza medica è di 46mila dollari (44mila euro) per persona. Il costo annuale per un singolo residente di Fort Lyon è molto inferiore: 19.825 dollari (quasi 19mila euro), e il risultato è la reintegrazione nella società.