L’incontro al parlamento europeo con circa 300 tra operatori, inquilini, esperti di programmi Housing First provenienti da sette paesi europei è stato qualcosa di più di un evento. Senza dubbio la possibilità di confrontarsi sull’Housing First, incontrando storie, punti di vista, progetti diversi (a volte molto avanzati a volte appena avviati) è stata una straordinaria opportunità, ma c’è stato anche altro
L’idea dei colleghi francesi di “Un chez soi d’abord France” (Housing First Francia) di rilanciare in formato europeo la due giorni che da qualche anno realizzano, facendo convenire in una località diversa chi è coinvolto nella realizzazione di Housing First da ogni angolo della Francia, è stata generosa e molto stimolante. I temi trattati, dalla riduzione del danno alla psichiatria di territorio passando per l’Housing First per giovani all’homelessness legata alla migrazione, hanno permesso di arricchire lo sguardo su Housing First e scoprire forme diverse, a volte anche nuove, di intervento
Senza dubbio la scelta della location è stata rilevante. Ospitare nella plenaria del parlamento europeo questo gruppo così eterogeneo e vitale, frutto del naturale intreccio tra chi si prende cura e chi grazie a quella cura sta vivendo una nuova e più dignitosa fase di vita, è stato emozionante e significativo. Come è stato detto presentando la delegazione italiana agli altri partecipanti: “Oggi il lavoro con Housing First, per riconoscere diritti e dignità alle persone senza dimora prende parola nel luogo simbolo della democrazia europea. Una bella giornata per tutto il nostro movimento
Oggi possiamo dare più enfasi al tema di come cambia la qualità della vita degli ospiti HF. Come ricorda il titolo in italiano di un bel libro di Debora PADGET: questa è una storia che cambia le storie. La vita delle persone deve avere il primato nella nostra comunicazione. L’homelessness è una condizione disumana. HF è una possibilità concreta per ridurre e contrastare quella condizione inaccettabile”
Centinaia di partecipanti, l’emozione di un luogo speciale, contenuti utili e nuove motivazioni per consolidare il lavoro su HF ma perché è stato qualcosa di più di un evento?
Perché come delegazione italiana abbiamo scelto di arrivare all’evento con un viaggio che ci ha arricchito tanto quanto la due giorni in terra francese. L’intuizione di evitare l’aereo e noleggiare un piccolo van, per trasportare la delegazione da Milano a Strasburgo, ci ha donato il gusto di ore di conoscenza, giochi, musica ascoltata insieme e scelta a turno da tutti i passeggeri
I sei rappresentanti per l’Italia sono stati Giuseppe Dardes, coordinatore HFI – la community italiana dell’Housing First, Massimo Pietro Lodi, operatore sociale e appassionato fotografo e videomaker, che ha ripreso minuziosamente il viaggio con l’idea di produrre un documentario da proiettare a Torino per la festa del decimo anniversario del progetto. C’erano le due responsabili dell’Housing First di Udine e Chioggia, Giulia Bellan ed Elena Candussio, entrambe affiancate da un ospite del progetto: Costantino Bianchin di Udine e Alberto Rossi, già ospite a Chioggia, trasferito ora a Vicenza, presso la comunità Icaro della Caritas locale, e in forze ai venditori di Scarp de Tenis
Un viaggio di sei ore è diventato un contenitore straordinario di storie di vita, musica, cibo consumato insieme, domande, timori e attese
E poi la scoperta di Strasburgo. Le tante persone in strada ci colpiscono in modo diverso. Qualcuno tra noi può dire: pochi anni fa ero proprio come loro. E questo cambia lo sguardo e i pensieri di tutti noi
Lo scontro con la cucina francese, i sorrisi e le battute per le stranezze che incrociamo in diversi ambienti
La solennità del parlamento europeo, la passione (non abbiamo scoperto se ricambiata) di Alberto per Ursula von der Leyen, gli inseguimenti di Massimo che con la videocamera raccoglie materiale per il breve road-movie con cui vorremmo raccontare cosa abbiamo vissuto
Un viaggio memorabile, un incrocio che è diventato incontro. La conferma che Housing First è capace di promuovere e allestire spazi dove ritrovarsi nella comune umanità anche quando ci mette in movimento per parlarne