Secondo Welfare – recensione di Scenari e pratiche dell’Housing First

Abbiamo letto il primo volume italiano che descrive l’approccio Housing First, un nuovo modo di “vedere” le persone senza dimora e i loro bisogni

21 febbraio 2017

È uscito il libro Scenari e pratiche dell’Housing First, curato da Caterina Cortese. Il libro, che vede la collaborazione di esperti italiani ed europei, è la più recente pubblicazione della collana “Povertà e percorsi di innovazione sociale” promossa per FrancoAngeli da fio.PSD (Federazione italiana Organismi per le Persone Senza Dimora). La fio.PSD è un’associazione nata alla fine degli anni ’80 per dedicarsi alla promozione della solidarietà nell’ambito della grave emarginazione adulta e delle persone senza dimora. Raccoglie enti e organizzazioni pubblici e privati che condividono questa mission, ed è da sempre impegnata in attività di sensibilizzazione e nella realizzazione di progetti a sostegno delle persone senza dimora, come ad esempio la campagna #HomelessZero (di cui abbiamo parlato qui).

Il volume, come sottolinea la curatrice, si pone l’obiettivo di “costruire e diffondere un bagaglio teorico, metodologico e applicativo sull’approccio Housing First anche nel nostro paese” (p. 15) e offre una visione multidisciplinare del tema, raccontando le origini e le sperimentazioni di Housing First (in Europa e in Italia) e riportando numerosi esempi e casi di studio.

Housing First negli Stati Uniti e in Europa

L’approccio Housing First è nato agli inizi degli anni ’90 negli Stati Uniti per sostenere le persone senza dimora con necessità complesse (in particolare legate all’abuso di sostanze e/o al disagio psichico). Il presupposto di questo programma sta tutto nel suo nome, “housing first”, ovvero: la casa, prima di tutto. L’abitazione è vista come punto di partenza invece che come obiettivo finale di un percorso, invertendo il comune meccanismo di intervento di contrasto alla homelessness.

L’esportazione della proposta al di fuori degli Stati Uniti è stata fonte di discussione tra gli esperti, poiché ovviamente modelli di intervento specifici risentono molto degli aspetti culturali, istituzionali, politici ed economici dei territori in cui si trovano a operare. Le numerose sperimentazioni europee degli ultimi vent’anni, tutte comunque positive, si sono posizionate in un continuum tra una fedeltà assoluta al modello originario (anche, ad esempio, nella scelta degli strumenti) e un tentativo di adeguare maggiormente ai contesti locali l’approccio, pur mantenendo fermi i principi della filosofia Housing First in Europa. Tali principi, sulla base del programma sperimentato negli Stati Uniti, sono stati formulati da Housing First Guide Europe nei seguenti punti:

  • La casa è un diritto umano;
  • Autodeterminazione nelle scelte da parte degli utenti;
  • Separazione della casa dai servizi terapeutici (in riferimento ai punti precedenti, il programma Housing First promuove il diritto all’abitazione senza condizioni, non pretende alcun cambiamento o adesione a percorsi terapeutici in cambio dell’accesso alla casa);
  • Orientamento al recupero;
  • Riduzione del danno (la scelta di questo approccio nei confronti dell’abuso di sostanze è indispensabile alla luce dei punti precedenti);
  • Impegno attivo e senza costrizioni;
  • Pianificazione orientata alla persona;
  • Supporto flessibile per tutto il tempo necessario.

Homelessness e Housing First in Italia

La parte del volume dedicata all’Italia, presenta i risultati della ricerca svolta da fio.PSD in collaborazione con l’Istat e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. La ricerca si è posta l’obiettivo di approfondire le caratteristiche che assume la homelessness nel nostro paese (considerando in particolare: genere, età, titolo di studio, carriera lavorativa, distribuzione geografica) e si è basata su dati raccolti nel 2012 e nel 2014.

Il volume racconta inoltre come si è sviluppato il modello dell’Housing First in Italia. Questo programma nasce nel 2014 grazie al lavoro di fio.PSD, che crea il Network Housing First Italia con lo scopo di riunire e accompagnare tutte le realtà pubbliche e private interessate a implementare progetti di Housing First sul territorio nazionale. Viene così inaugurato un biennio di sperimentazione sociale 2014-2016 (di cui ci siamo occupati qui), che ha visto la partecipazione attiva soprattutto delle organizzazioni del privato sociale. Il contributo teorico ed esperienziale del Network ha portato anche al raggiungimento di un importante traguardo politico: la stesura delle Linee di indirizzo per il contrasto alla grave emarginazione adulta in Italia, firmate in sede di Conferenza Unificata Stato-Regioni.

Tali linee di indirizzo, che sono ormai un riferimento imprescindibile per la programmazione di politiche e servizi a favore delle persone senza dimora, adottano la filosofia Housing First e rappresentano un tentativo concreto di limitare la cronica frammentazione territoriale nel contrasto alla homelessness e di allontanarsi dalla gestione emergenziale del fenomeno. In Italia, l’approccio Housing First incontra anche altre sfide strutturali, prima fra tutte quella di sviluppare una nuova cultura nei servizi e nelle istituzioni, più profondamente orientata alla capacitazione e all’empowerment delle persone senza dimora.

In pratica

Il volume contiene poi due capitoli di particolare interesse, scritti da Josè Ornelas e Teresa Duarte. I due studiosi hanno curato il progetto Casas Primerio, la declinazione portoghese di Housing First per persone con problemi di salute mentale, e descrivono alcuni aspetti pratici della programmazione e dell’implementazione di un intervento di Housing First nel contesto urbano. Oltre ai contenuti tipici della pianificazione (obiettivi, azioni, tempi), gli autori sottolineano il ruolo fondamentale della cabina di regia del programma. Essa deve farsi portatrice della visione della persona senza dimora propria dell’approccio Housing First e deve mantenere una buona comunicazione con tutti gli attori del territorio.

Una profonda riflessione deve essere poi dedicata alle risorse umane da impiegare nei progetti, da selezionare sulla base delle competenze, delle esperienze e dell’imprescindibile condivisione dei valori che stanno alla base di Housing First. È inoltre importante che siano coinvolti nelle équipe di Housing First dei “lavoratori pari”, mentori che – forti della loro esperienza – possono svolgere un particolare ruolo di sostegno emotivo e di incoraggiamento. Anche le risorse finanziarie devono essere progettate con cura, perché possono variare molto a seconda del contesto. In particolare, è necessario realizzare un piano economico che si appoggi su finanziamenti locali, nazionali, europei e di origine sia pubblica sia privata. In questo senso, particolare attenzione deve essere riservata alla sostenibilità del progetto negli anni e alla sua capacità di rendere le persone economicamente autonome.

Gli autori si concentrano poi sulla loro esperienza, raccontando le molte sfide concrete che l’Housing First incontra nella sua implementazione in un contesto urbano. Innanzitutto il reperimento di alloggi disponibili e la collaborazione – non sempre facile – con i proprietari e con il vicinato. “Housing First” significa che la casa è solo l’inizio di un percorso in cui la persona gradualmente entra in relazione con le persone e con le istituzioni. Questo percorso deve essere accompagnato da servizi e da operatori attenti alle esigenze della persona, nel continuo rispetto della sua autodeterminazione. La persona si riappropria, con modi e tempi personali, della responsabilità della gestione della casa, diventa “esperta” del suo benessere e della sua salute. La persona che torna ad avere un’abitazione è poi di nuovo in relazione con le istituzioni: ad esempio può fare richiesta di documenti di identificazione e può accedere a servizi sanitari e sociali che si basano sulla residenza come criterio di accesso. Il contatto con le istituzioni deve essere presidiato dall’équipe, in quanto rappresenta un passaggio delicato: possono ad esempio sorgere problemi giudiziari legati ad eventi passati e questioni burocratiche irrisolte.

L’importanza della valutazione

Grande attenzione nel libro è riservata infine alla valutazione dell’efficacia e dell’efficienza dei progetti di Housing First, fondamentale per poter dimostrare la validità e la sostenibilità del programma. “L’importanza di un sistema di valutazione non è dovuta soltanto all’esigenza di incrementare la ricerca scientifica riguardo al modello (…), ma rappresenta un mezzo per sostenere l’operatività” (p. 200, corsivo mio).

Il monitoraggio risulta ancor più fondamentale per la diffusione dell’approccio Housing First in Italia, dove il programma è ancora in una fase sperimentale. In questo senso, la condivisione dei risultati con tutti gli attori del territorio rappresenta una parte integrante del processo valutativo. La valutazione, nel rispetto dei principi di Housing First, deve coinvolgere il livello operativo e i partecipanti ai programmi. Il peculiare contesto istituzionale italiano richiede inoltre che sia riservata una particolare attenzione alla reattività dei diversi contesti territoriali alla sperimentazione e ai fattori che hanno facilitato o ostacolato il funzionamento del progetto a livello locale. È necessaria anche una rilevazione del funzionamento dell’integrazione sociosanitaria e dei meccanismi di collaborazione tra i vari attori pubblici e privati, in quanto rappresentano importanti indicatori della capacità di un programma di accogliere e accompagnare le persone senza dimora nel loro percorso di riappropriazione di un’identità “istituzionale”.

In sede di valutazione, data la variabilità nell’implementazione dell’approccio Housing First, è infine importante che siano presenti criteri legati alla fedeltà al modello originario. L’obiettivo – sottolinea Roberto Bernad, curatore della valutazione del primo progetto di Housing First in Spagna – non è fare una “battaglia” per la fedeltà fine a se stessa, ma piuttosto promuovere modalità di adattamento al contesto che mantengano al centro i principi della filosofia Housing First.

Recenti studi hanno mostrato che gli interventi Housing First in Europa sono estremamente efficaci nel contrasto alla homelessness: nell’80% dei casi le persone coinvolte nei programmi mantengono l’abitazione senza tornare in strada per un anno o più. Altri obiettivi – promozione dell’integrazione sociale, salute e benessere della persona – sono invece raggiunti in maniera più altalenante e dovranno essere oggetto di una verifica più rigorosa.

Riferimenti

Cortese C. (a cura di), 2016, Scenari e pratiche dell’Housing First. Una nuova via dell’accoglienza per la grave emarginazione adulta in Italia, Milano, FrancoAngeli
Il sito di fio.PSD
Il sito del Network Housing First Italia
Il sito di Housing First Guide Europe
Il sito della campagna #HomelessZero