“L’anelito di ogni uomo e di ogni donna è quello di essere di più”

Paulo Freire

Questa frase di Paulo Freire, uno dei pedagogisti più importanti è influenti del mondo, ha fatto da sfondo al percorso di 4 giornate della Autumn School di formazione permanente realizzato da HFI – la community italiana dell’Housing First a Calambrone, sul litorale pisano.

Freire è un personaggio che vale la pena conoscere un po’ meglio anche per chi non è implicato direttamente in processi di educazione. Elaborò il suo pensiero in ambito pedagogico attraverso un approfondito lavoro di insegnamento per le persone analfabete in Brasile, un Paese che negli anni 60 era già caratterizzato da una fortissima disparità sociale e di classe.

Attraversando l’esperienza del carcere e dell’esilio Freire lavorò alla sua opera più conosciuta La pedagogia degli oppressi (Pedagogia do oprimido), pubblicata nel 1968 e successivamente tradotta in tantissimi Paesi.

Perché raccontiamo di Freire a proposito di un percorso di formazione permanente sull’Housing First?

Dopo la prima giornata di costituzione del gruppo e raccolta delle attese la school ha offerto l’opportunità di lavorare per due giorni su questi temi: l’Housing First come driver di cambiamento sistemico e la sfida aperta dell’integrazione sociale.

Siamo partiti da queste domande per poi arricchirle con i punti di vista e l’esperienza dei partecipanti:

  • Quale ruolo e quali margini di intervento e azione nella prospettiva del cambiamento sistemico è possibile attribuire agli operatori coinvolti nel lavoro con HF?
  • Come tenere insieme la tensione al cambiamento sociale e i limiti di contesti operativi che possono generare frustrazione e malessere?
  • Come gli operatori possono creare le condizioni per il coinvolgimento attivo degli inquilini Housing First nel processo di integrazione?

La formatrice Anna Zumbo, dello Studio Kappa di Asti, ha utilizzato proprio la metodologia di Paulo Freire, rivista e attualizzata in anni di pratica e sperimentazione sul campo sia in Italia che all’estero, per attivare un processo di gruppo capace di lavorare in modo proattivo e cooperativo sui temi chiave per la school.

La questione dell’anelito al cambiamento, all’evoluzione attraversa sia gli inquilini, dei nostri programmi, che gli operatori coinvolti in modo pieno e autentico  nel servizio all’integrazione di queste persone.

Nei due giorni di esperienza della metodologia attiva e coinvolgente si è lavorato molto valorizzando la storia e l’apporto professionale dei partecipanti, utilizzando alcuni dispositivi teorici come strumento di rilettura e orientamento per un percorso che ha sottolineato in più passaggi quanto potere e quante possibilità siano annidati nelle pieghe del quotidiano di ciascun operatore.

Per operatori chiamati a lavorare in modo creativo e sistematico sull’integrazione e la promozione di comunità non potevano mancare esperienze dirette di convivialità e contatto con la bellezza, vista come fattore di costruzione e rinnovamento del tessuto sociale.

I colleghi della Cooperativa Il Simbolo di Pisa, cui siamo grati per la straordinaria cura nell’accoglienza e nel supporto offerto durante il nostro soggiorno, hanno organizzato una memorabile cena sociale con il contributo del Catering TICUCINOBIO – il sapore etico della cucina (progetto della Coop. L’ALZAIA) ed una visita guidata alla Piazza dei Miracoli, per una straordinaria coincidenza arricchita dall’illuminazione del celebre campanile (torre) pendente .

L’ultimo giorno è stato dedicato ad approfondire il tema Housing First per giovani.

Con il contributo di Giorgio BRIZIO, giovane attivista e studente torinese, e Maria Luisa PONTELLI con Viola SEGNALINI, colleghe psicologhe ed entrambe attive in programmi HF rispettivamente ad Udine e Roma, è stato possibile guardare alla connessione tra le diverse crisi (con una prospettiva intersezionale) e quindi confrontare diverse esperienze di lavoro con l’homelessness giovanile attive nel nostro paese.

L’Housing First può essere un potente strumento per il contrasto alla grave emarginazione giovanile, e quindi il reinserimento sociale dei giovani, ma occorre investire risorse ed energie dedicate per fare spazio alle specificità della metodologia HF utilizzata con una popolazione non adulta.

La valutazione partecipata ha evidenziato un bilancio decisamente positivo. La presenza, importante delle zanzare, ci ha ricordato che nella scelta delle location sono molti i fattori da considerare. Nonostante le zanzare uno degli obiettivi della school, fare community, è stato centrato e lo raccontano bene le parole di uno dei gruppi di partecipanti che scrive: “Principale ricchezza di questa attività: le persone incontrate e lo scambio informale di sguardi e punti di vista. Il clima è stato estremamente piacevole. C’è la consapevolezza di essere parte di un progetto più ampio.