Premessa
L’incontro si apre ricordando che si tratta di un percorso della durata di due anni, non di tipo formativo ma di un processo che attraverso alcuni passi dovrebbe portare a stendere un documento finalizzato all’aggiornamento/rivisitazione delle linee guida nazionali e delle prassi utilizzate nei servizi.
Considerazioni e domande aperte emerse dal confronto
La povertà è un’esperienza trasformativa, spesso i servizi sono cumulativi e non fanno fare esperienze trasformative ma si limitano ad erogare.
- Come cambiare l’attuale sistema di accoglienza? In particolare per le PSD che hanno alle spalle una lunghissima “carriera” nel disagio e molteplici percorsi presso i servizi
- Come incrementare l’autonomia e l’autodeterminazione delle PSD? Le PSD si allenano a fare le PSD ed a volte gli stessi servizi inducono tale adattamento. Ci si chiede: che tipo di allenamento facciamo fare alle PSD nei nostri servizi?
- la semplice offerta residenziale notturna rappresenta una forma di intervento residuale, è opportuno offrire percorsi che abbiano una prospettiva, una “via di uscita”, ad esempio lavorando per ricostruire rapporti con parenti.
- ci sono difficoltà ad avviare percorsi di terza accoglienzafinalizzati all’autonomia abitativa (ad esempio con l’ALER – Azienda Lombarda Edilizia Residenziale) e lavorativa. Questo provoca una saturazione dei servizi per mancanza di vie di uscita.
- si propone di sperimentare/avviare appartamenti condivisi tra 2/3 persone che dividano le spese
- occorre favorire la progettualità, a partire dalla persona, e resistere alla tentazione della logica bando-centrica
- è sempre alto il rischio di autoreferenzialità. Occorre mettersi in rete, stare in rete, come risposta al rischio di essere autocentrati, autoreferenti
- è utile orientare donazioni e raccolta fondi alla progettualità ed appare prioritario e necessario, pur nella moltitudine degli interventi, ritagliare uno spazio di progettualità
- un grossissimo limite nel lavoro di contrasto alla grave emarginazione urbana è rappresentato dalla scarsa disponibilità di appartamenti per le PSD il che influisce pesantemente sull’autonomia abitativa, nei territori sono presenti numerose case sfitte che i proprietari preferiscono non affittare, in particolare agli stranieri
- i servizi si strutturano su condizioni: lavoro (spesso su turni), scuola serale, pernottamento in dormitorio , quando si riesce proposta di locazione in appartamenti, senza spese (solo spese per esigenze personali), risparmio forzoso. Il tutto finalizzato a far si che l’accoglienza nei servizi sia temporanea a favore di una maggiore autonomia. Questo sistema funziona? (ndr)
- come è possibile costruire progetti individualizzati su grandi numeri (servizi con 300/400utenti)?
- come “giustificare” le differenti opportunità/proposte tra utenti all’interno dello stesso servizio?
- Il fenomeno delle PSD è in forte aumento e vi è un abbandono da parte della psichiatria
- in alcuni casi il comune (Nord Italia) delega agli enti la progettualità con autofinanziamento, si creano quindi reti auto-conservative, con effetti analoghi sulle organizzazioni.
- Quanto le modalità di assegnazione dei servizi determinano/influenzano l’erogazione?
- occorre diversificare le offerte per accogliere diversi bisogni, evitando un “adeguamento al ribasso” che non riconosce le risorse
Proposte operative:
- approfondire le questioni di genere nei servizi e il tema della sessualità nei servizi
- lavorare su diversi modelli di rete
- incrementare consapevolezza su cultura dei servizi (quale approccio antropologico)
Prossimo incontro: 30 novembre 2017