La giornata si è svolta seguendo una mappa concettuale pensata per canalizzare le energie verso un focus chiaro che potrebbe essere un “manifesto dei sistemi d’accoglienza”, il quale, partendo dalla definizione del concetto, giunga a delle buone prassi.
La mappa concettuale – allegata a questo documento – crea un movimento a spirale della riflessione.
Dopo esserci divisi in 4 gruppi da 3 persone siamo passati al lavoro su ogni singolo step.
Definizione: abbiamo cercato di definire il concetto di “sistema d’accoglienza”.
L’idea non è quella di dare una definizione definitiva, ma la definizione di questo gruppo che ha un sogno e una visione dell’accogliere.
Quindi abbiamo cercato di avere un’ottica che potremmo definire trascendentale, in questa fase, ma riferita alla composizione del nostro gruppo.
Partendo dall’etimologia della parola “sistema” e di “accoglienza” siamo arrivati a una sorta di identità del nostro “sistema d’accoglienza” caratterizzato dalle seguenti caratteristiche:
- risponde ai bisogni primari/essenziali ma non solo,
- è una rete coerente capace di cogliere/intercettare i bisogni,
- non è autoreferenziale,
- le parti/i servizi sono collegati e integrati tra di loro,
- è auto-generativo,
- agisce in uno spazio e in un tempo funzionale,
- facilita il cambiamento delle persone e del sistema stesso
- è un sistema aperto.
La riflessione ha poi posto l’accento su “chi costruisce il sistema” e su “chi pensa il sistema”. Una domanda densa di significati è stata:
- Chi pensa il sistema è anche chi lo costruisce? O sono distinti e separati?
Concretezza: dall’idea siamo passati a identificare dei punti concreti secondo i quali la nostra visione può trasformarsi in realtà.
Durante questa condivisione sono emerse due metafore dei sistemi d’accoglienza: quell’alveare e quella della nave.
Un punto concreto è stata la condivisione di un livello minimo di garanzia sul quale fondare l’accoglienza. Poi il coinvolgimento dei servizi e delle persone accolte, la capacità di ibridarsi con sistemi diversi e di formarsi per l’occasione, la sensibilizzazione del territorio, la capacità di condividere, la capacità di ascoltare e creare empatia, il riconoscimento reciproco e la guida e la direzione.
Su questo punto la riflessione è stata molto intensa, perché collegato alla domanda di cui sopra. A volte chi guida il sistema va verso una direzione diversa da quella per cui il sistema è nato. Serve che guida e direzione siano congrui.
Valori: siamo poi passati alla riflessione sui valori su cui poggia l’idea che abbiamo dei “sistemi d’accoglienza”.
Si parte dal presupposto che per quanto possano essere uguali e condivisi c’è la possibilità che ognuno dia un significato diverso alla stessa parola che indica un determinato valore.
Esplicitare i valori e il significato che per noi assumono in un contesto come questo aumenta la possibilità di intervento e d’azione.
Di seguito una breve disamina dei valori condivisi:
- la giustizia, nel triplice significato di riscatto sociale, pari opportunità e accesso ai servizi
- far valere il cambiamento
- l’inclusione intesa come integrazione
- la parità di genere (emersa da un gruppo di soli uomini…)
- rispetto nel senso di restituire dignità alle parti
- la professionalità
- l’identità come territorio e luogo del riconoscimento
- l’educazione nel senso, cioè che il sistema sia educante (da educere) e faccia emergere le potenzialità di ne fa parte e di chi viene accolto
- la legalità in linea con il rispetto delle regole e della legittimità dei percorsi
- l’umanità intesa come amore per le persone tutte, con pari dignità e per un’accoglienza indiscriminata
- la democrazia come partecipazione di tutti e come protagonismo degli ultimi
- il diritto e il coraggio.
Congruità :infine siamo passati alla riflessione su come i valori che riteniamo necessari e fondanti del nostro sistema d’accoglienza siano in linea non solo con la sua definizione, ma anche con i progetti in corso, con le buone prassi e con i progetti futuri Linee di indirizzo e i LEA).
Prossimo incontro: 17 maggio 2018