Miah – Storie di vite (14)

“L’arrivo a Casa San Francesco non è stato dei migliori anche se di certo non mi aspettavo un Hotel a 5 Stelle. Dalla clinica mi hanno fatto la cortesia di dimettermi accompagnandomi al “domicilio

Vent’anni di lavoro in Italia come colf e poi come cuoco interrotti bruscamente da tre mesi di ricovero per una diagnosi nefasta: insufficienza respiratoria cronica per fibrosi polmonare idiopatica. Nel frattempo ho perso casa, soldi e amici

Non posso fare le scale, mi stanco;
non posso andare in giro durante il giorno, non riesco a stare in piedi;
non posso fare più di dieci metri, ormai non respiro senza la mia bombola d’ossigeno

Indietro non si può ritornare, l’ospedale mi ha dimesso e non sono un pacco da rendere al mittente
Attorno a me nessuno
Parlo poco l’italiano, non so a chi rivolgermi e come, devo sedermi, mi manca l’aria

È febbraio, dall’ospedale dicono che hanno attivato l’iter per il Rimpatrio Volontario Assistito, in un paio di mesi potrò tornare a respirare l’aria dei luoghi in cui sono nato, il Bangladesh”

Apriamo a Miah le porte di Casa San Francesco offrendogli una stanza in un’ala della struttura dove poter stare giorno e notte, in totale autonomia ma in completa solitudine la stessa solitudine che viviamo nei mesi successivi da parte delle istituzioni. Attorno a lui cala il silenzio, lui è solo, con un respiro affannoso e faticoso. Diventiamo per lui occhi sul mondo, gambe per sorreggerlo, braccia per fare

Il referente dell’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) si fa irreperibile, la pratica di rimpatrio di Miah non ha risposta nel tempo di un respiro

È come se fossimo caduti in acqua: dobbiamo trattenere il fiato fino a quando non avremo certezza di riemergere

Lo guardo: oggi è il giorno del mio trentaseiesimo compleanno

Trascorro la giornata con lui al pronto soccorso perché non è stato bene. Mi rendo conto che è più grande di me di soli 6 anni. Ha sul volto la paura e la sofferenza, la fatica di una difficile malattia e della solitudine. Dobbiamo resistere e ritornare a casa, stasera ma anche per il domani. A casa avevano preparato una sorpresa per me ma non sono arrivato in tempo: hanno spento le candeline al posto mio

Anche marzo è finito

Avviamo un confronto con la nostra rete, apprendiamo che i fondi per il RVA (Rimpatrio Volontario Assistito) sono terminati e bisogna attendere

Lo scorrere dei giorni nella solitudine diventa interminabile, soprattutto sapendo che ad ogni tramonto il respiro è sempre più faticoso.
Scavalchiamo i livelli territoriali, contattiamo l’OIM di Roma: un medico ci chiede l’inoltro della documentazione sanitaria aggiornata. Respiriamo aria di primavera mentre siamo già a maggio

Nella rete, il contatto con il servizio sociale ospedaliero ci permette, vista la gravità e l’urgenza della situazione, di avere un appuntamento con uno pneumologo, conosce Miah per una pregressa presa in carico. Lo rimprovera per essersi lasciato andare e per non essersi curato adeguatamente, oggi nella solitudine non è solo, non può mollare!

In Bangladesh lo aspettano per “grande festa”

Lui dice che non importa se nella sua terra non potrà essere curato come qua ma almeno potrà godere dell’abbraccio dei figli e della moglie
Nuovi farmaci si aggiungono alla terapia e per questo mese di giugno stiamo ancora respirando

Una commissione medica ha visionato i referti inviati da Palermo: Miah può tornare a casa con tutti i benefici economici del RVA e con un vincolo che dovrebbe essere rassicurante ma già ci spaventa. La partenza è autorizzata solo se la persona è in possesso di un concentratore di ossigeno portatile, a batterie ricaricabili ed in grado di erogare flussi di ossigeno pulsati fino a 5lt al minuto

Il sole delle giornate estive ci lascia spiazzati, la bocca secca di parole, sconfitti e inermi di fronte a tale indicazione, soprattutto per il costo del concentratore. Benvenuta estate ma siamo solo ai respiri boccheggianti di luglio

Le spiagge si riempiono, è tempo di ferie, di sostare mentre per noi è tempo di attivazione e ricerca: dobbiamo trovare risorse economiche che consentano l’acquisto del concentratore di ossigeno. Tremila euro non si trovano nello spazio di un respiro ma richiedono fatica in un periodo non proprio propizio.

Non è finita

Per la partenza è richiesto un accompagnatore medico che possa monitorare le condizioni di salute della persona e per intervenire laddove fosse necessario

E già agosto ma troviamo la disponibilità di un medico di Croce Rossa Italiana pronto a rispondere alla chiamata e al viaggio che lo aspetta

Non abbiamo idea di come acquistare il concentratore d’ossigeno e mentre l’estate sta finendo nasce la collaborazione con “Missioni Sostegno Sanità ONLUS”: una campagna di fundraising che attraverso donazioni libere permette di raccogliere in un conto dedicato le somme necessarie.
Altre iniziative di solidarietà si muovono in favore di Miah mentre il tempo scorre ed è già settembre. Ormai respiriamo l’aria di un sogno che potrebbe presto realizzarsi

La partenza

Arrivano tutti i soldi necessari e il concentratore di ossigeno è affidato a Miah. Programmiamo cosa mettere in valigia, cosa portare ai figli: non si può tornare a casa senza un piccolo dono. Qualche vestito ci viene offerto mentre i giochi li acquistiamo. Abbiamo la data di partenza: il 23 ottobre! Lasciamo Palermo ancora increduli, in autostrada commentiamo i paesaggi siculi che ricordano a Miah quelli del paese in cui è nato

A pieni polmoni respiriamo gli ultimi momenti sull’isola. Con il sorgere del nuovo giorno su Catania, alle 09.00 ora italiana, l’aereo con a bordo Miah è partito con quel sogno diventato realtà!

È tornato a casa, a respirare, per il tempo che gli resta, l’aria della sua terra e l’ossigeno dell’amore che lo circonda

 

 

Si ringrazia per questa storia l’Istituto don Calabria